Nuove Opere di Giuseppe Linardi

dal 1 al 15 settembre

inaugurazione venerdi 3 settembre ore 19

a cura di Mauro Papa e Massimo Viti

Il titolo fornisce subito la chiave di interpretazione di questo lavoro, il concept della mostra.

Nel processo di comunicazione, la “decodificazione” è l’interpretazione del messaggio da parte del destinatario, effettuata sulla base di un codice (linguistico o d’altro sistema segnico) che il fruitore ha in comune con l’emittente. In informatica, la decodificazione è l’operazione che riporta alla forma originaria informazioni rappresentate secondo un determinato codice. Giuseppe Linardi, con le sue opere, fa riferimento proprio all’informatica e alla sua espressione concreta e virtuale: il mondo digitale.

Un mondo pervasivo e globalizzante che, oggi, è diventato una porzione di natura caotica e suggestiva che viene restituita alla nostra percezione attraverso unità di informazioni complesse e codificate. Tutto si può digitalizzare: immagini, suoni, filmati. La realtà può essere sostituita da un mondo fittizio parallelo e virtuale, come nel celebre film “Matrix”, in cui si descrive un’illusoria realtà simulata costruita nel mondo del futuro e sviluppata dalle macchine per poter controllare la popolazione umana. Lo stesso titolo del film deriva dal termine latino matrix, matricis (traducibile letteralmente in italiano con “madre” o “nutrice”), e indica che – perdendo il contatto con la realtà – non è più la natura a esserci “madre”, ma la realtà virtuale o digitale, quella finta realtà “che ti è stata messa davanti agli occhi per nasconderti la verità”. Una realtà che diventa anche biologicamente matrice, cioè un ammasso di cellule generatrici di un tessuto.

Nei dipinti di Linardi, la matrice esplode o va a ricomporsi attraverso l’operazione di “decodificazione”. Lo schermo digitale si frantuma in migliaia di morbide schegge rettangolari, traslucide e velate, che procedono velocissime, non sappiamo se verso l’esterno del quadro o collassando al suo interno. Se proiettati all’esterno, i frammenti cristallizzati disgregano l’immagine che si riconosce sul fondo; se fagocitati all’interno – come in un monumentale downloading – le tessere digitali si concretizzano in una nuova materia magmatica che prende forma e sostanza di realtà. In ogni caso, il mondo virtuale diventa nuovamente concreto, fatto di materia tattile, di quadri, di tele, oli, vernici e odori.

La tecnologia può distruggere la realtà naturale e al tempo stesso ricrearne una versione alternativa, perfetta o perfettibile, ad esclusivo uso e consumo dell’uomo. Solo decodificando il messaggio, e non subendolo passivamente, si può giungere alla consapevolezza e al giudizio critico. Nella battaglia contro l’imbarbarimento culturale e il degrado ambientale l’arte non può che essere strumento di riflessione e di lotta, veicolo emotivo e allo stesso tempo espressione di speranza e coscienza. Il compito di Linardi è proprio quello di sollecitare lo spettatore a non essere il testimone passivo del degrado ambientale e intellettuale, soprattutto in un’epoca in cui la maggior parte delle informazioni sono costruite per alterare la realtà o deviare l’attenzione. Osservatore attento e sensibile della realtà che ci circonda, l’artista muove la sua guerra non solo contro la decadenza dei valori, la noncuranza dell’uomo verso la natura e l’individualismo più esasperato, ma soprattutto contro l’ipocrisia e la mistificazione dell’età contemporanea.

Mauro Papa